lunedì 7 marzo 2016

La crisi dell’età di mezzo


Quel momento in cui, niente è come sembra


L’età di mezzo, quella tra i quaranta e i cinquanta anni ha il puzzo della nostalgia, l’irrequietezza dell’adolescenza e la smania della vecchiaia. Un disastro per l’equilibrio di una persona. Chi dice che l’adolescenza sia un’età problematica e complessa, disturbata da grandi cambiamenti, non conosce, ancora, quella di mezzo, inquinata profondamente da contraddizioni e incoerenze. L’età di mezzo, è, infatti, l’età delle crisi nostalgiche per aver perduto lo smalto della giovinezza, per aver perduto, la giovinezza. E’ l’età dei bilanci, ma anche il suo contrario, l’età in cui ci si sente ancora al centro, con la voglia di rimettersi in gioco, perché non si ha niente o quasi niente da perdere e tutto da guadagnare. E’ l’età dell’indulgenza, ma anche no. L’età in cui, impari in qualche modo a volerti bene, pur odiando i tuoi difetti. Insomma è come un fare pace con le tue plurime personalità, come se Psicho, finalmente, perdonasse sua madre, senza volerla accoltellare nella doccia, una sera sì, e l’altra pure, ma gli rimanesse dentro l’istinto di strangolarla.

“Jung afferma che durante questa stagione dell'esistenza "si prepara una profonda modificazione dell’animo umano", mentre Erikson la definisce "una svolta necessaria, un momento in cui lo sviluppo deve procedere in un senso o nell’altro".

Se l’età di mezzo viene anche chiamata “il demone di mezzogiorno”, fatevi una domanda e datemi una risposta, perché in questo periodo, io ne ho davvero poche.

Un fatto è certo: preferiamo riconoscerci in definizioni, tipo, “le quarantenni” o “le cinquantenni”, perché l’espressione“signore di mezza età” non ci va proprio, giù…a dispetto delle lotte che ingaggiamo contro il tempo, per fermare l’inarrestabile generale perdita di tono. Un tono che, non è solo epidermico ma diffuso.

Di tutte quelle battaglie che, a una certa età si vincono, per raggiunta saggezza e pervenuta maturazione, io sono ancora in balia. Personalmente, non ho fatto pace con niente, né con il mio corpo, né con le mie idee e mi arruolo in guerre con me stessa, dal sapore punitivo.  Invidio, in senso benevolo eh, le amiche che, paghe di loro stesse, si accettano, pregi e difetti compresi, che hanno eliminato le diete, che amano le loro rughe, che sono positive e accolgono di buon grado il fatto che, non avranno mai il culo di Belen, la capoccia della Hack, il talento della Austin.
Io, invece, alterno, periodi di depressione, a cadute libere di motivazione, mescolo urgente bisogno di cambiamento, alla ricerca di nuovi stimoli, nuovi settori, nuove sfide.
Poi, di nuovo, impasto paure, nei confronti della morte, della mia e dei miei cari. La paura di essere troppo vecchia per il mio bimbo ancora piccolo, il timore di non aver fatto nulla di davvero importante, insieme alla sensazione che, ormai, sia tardi per qualunque altro tipo di scelta. E mi trovo a chiedere, come a quindici anni, chi sono, cosa voglio, cosa può promettermi un futuro, già vecchio?
Irresponsabile? Sì. Immatura? Sì.
Imparare ad accettarsi?
Magari.
Chissà, con il tempo…