lunedì 30 novembre 2015

C'eravamo tanto amati


Mi domando: dove va a finire tutto l’amore provato, quando una storia finisce?

Voglio dire, tutta quella roba che sembra strappare la pelle, esplodere il cuore, rizzare i capelli, dove va messa, quando poi lui o lei, non la vogliono più?

Che tu vorresti trovargli un posto, a tutto quel ben di Dio, che ti sembra assurdo doverlo gettare nella spazzatura con il residuale, magari di mercoledì, che è un giorno sciocco per gettare nell’inceneritore gli amori finiti. E te ne stai a pensare che è proprio uno spreco, buttarlo tutto quell’amore, ma è come un montone foderato di lapin venduto in saldo il 20 di agosto. Bello, eh, ma un po’ troppo caldo. Magari là fuori c’è pure qualcuno che pensa che sia un ottimo affare.

Ecco, dove lo si mette un amore grande, che sembrava proprio tale e non un semplice calesse e forse era proprio amore, ma ora, non lo è più?
-
Che mica tutti son bravi a raccogliere i pezzi, non tutti riciclano amori stropicciati e pochi riescono a trasformarli in nuove energie. Qualcuno scrive, altri dimagriscono, qualcuno beve, di solito quelli che dimagriscono non bevono, oppure bevono e dimagriscono e smettono di mangiare e pure di respirare. Perché gli amori finiti sono come i lutti senza i morti. Più o meno diceva così la mia amica Barbara. Piangi cadaveri che non ci sono. E neanche puoi inscatolare, come nei traslochi pezzi di amore dentro pacchi numerati con la scritta su “fragile”.
Dovrebbe esserci un paradiso per gli amori finiti, un giardino di fiori dove stanno i sentimenti terminati. Lì potrebbero vivere ad oltranza, sollevando noi umani dal cercare un cazzo di posto dove infilarli per non scoppiare.
Possibile che nessuno ci abbia mai pensato?

P.S.

Io sto bene, almeno, per il momento!



martedì 24 novembre 2015

Ali per volare, radici per tornare e motivi per rimanere


Da bambina, a casa mia, era normale consuetudine fare il gioco del letto che vola.
Si saliva sul letto grande, quello dei genitori e mia madre, con me e mio fratello a lei avvinghiati, facendoci chiudere gli occhi, ci iniziava ad un fantastico viaggio fuori dalla finestra. Ne ho parlato nel mio primo libro, “Resta dove sei” e forse anche qui, in qualche post datato ma, avendo una certa, perdo colpi. Non vogliatemene.
Insomma, torno sull’argomento, perché, il viaggio ad occhi chiusi sul letto volante, mi ha insegnato a vedere oltre il visibile. Per farla breve, si apriva la finestra, ci si stringeva, tante volte fossimo caduti per le correnti d’aria fredda e ci si innalzava, su, su. Niente a che vedere con un viaggio in aereo, eh. Il viaggio sul letto volante era cosa assai diversa. Perché il nostro letto volante era più di un semplice mezzo di trasporto. Era dotato di personalità, di intelligenza e sentimenti propri.
Come il tappeto volante del film Disney Aladdin. Avete presente? Possedeva la strana intelligenza, che, unita a quella di mia madre, permetteva di vedere le meraviglie del mondo, immaginando paesaggi, persone, ambienti e storie. Storie sopra le nuvole, sotto. Storie gialle, rosse. Storie odorose. Forse da lì è nata la mia voglia di scrivere e raccontare, anche senza la penna in mano o la tastiera davanti. Così, i cieli del mondo e i paesaggi sotto, non hanno più avuto segreti per la mente di una bambina in cerca di ispirazione. Un letto coraggioso, il nostro, folle nel suo genio, caldo e soffice. Il tutto lo devo, però, a mia madre. Donna di stravagante inventiva che malgrado le sberle della vita, crede ancora che nei boschi abitino, folletti.
Grata di questa esperienza, ho provato a riproporre, con lo stesso entusiasmo, il medesimo gioco a mio figlio, il quale, candidamente, mi ha risposto, guardandomi come se fossi matta che, i letti non volano.
Quale parte della frase “dona a chi ami ali per volare,  radici per tornare e motivi per rimanere*”  devo approfondire?
*Dalai Lama
 

lunedì 23 novembre 2015

giovedì 19 novembre 2015

I giorni tristi


Adesso, vieni qui che, ti devo spiegare una cosa importante.

La ragione non sta mai da una sola parte.

Si sposta di continuo. Una volta è sopra, una volta è sotto, a volte a capo.

L’importante sarebbe che, una volta a capo, la gente sapesse davvero ricominciare un nuovo rigo.

Come quando tu cerchi una pagina bianca per iniziare un disegno, che se è sporca di un tratto nero, non va bene, la vuoi nuova e intonsa.

Intonsa? Che non è stata usata, non è stata tagliata, ma anche che non è mai stata letta. Insomma vuoi che sia pulita.

Di pulito, in questi giorni, non c’è niente.

Che giorni sono, questi?

Giorni tristi.

Come quando Tristezza prende il comando in Inside out?

Più o meno. Non proprio.

Hai presente quando tu giochi alla guerra con i super eroi?

Si.

Hai presente quando quelli buoni, combattono contro quelli cattivi?

Si.

Ecco, bravo. Hai presente Hulk?

Si.

Lui è verde, enorme, fortissimo e soprattutto quando è arrabbiato, spacca.

Quando spacca, succede che rompa le cose, le case, che schiacci qualcuno. Ma Hulk è anche Bruce, quello innamorato di Betty, lo scienziato.

Quello buono, insomma, che diventa cattivo, solo perché gli hanno iniettato i raggi gamma.

Ecco, insomma. Esistono alcune persone che nascono buone, ma che diventano cattive.

Perché gli hanno iniettato i raggi gamma?

In un certo senso. Gli hanno immesso tanta rabbia. Di quella che fa esplodere, di quella che fa rompere.

Ah, ho capito. Ma poi si pentono?

Non sempre. Non tutti.

Non mi interrompere. Fammi andare avanti che perdo il filo.

Altri nascono cattivi e basta e altri ancora, che sembrano buoni, per difendere le proprie posizioni, diventano cattivissimi e fanno del male.

Non ho capito.

Neanche io.

Ok. Riproviamo.

A te, piacciono tanto i dinosauri. Hai presente quando vivevano i dinosauri e non c’erano gli uomini?

Si.

Bene. Poi i dinosauri si sono estinti e sono venuti gli uomini. Siccome però, si sentivano soli, ognuno a vivere nella propria caverna, hanno deciso che era meglio vivere insieme. Per vivere insieme, però, si sono a accorti che dovevano rinunciare a qualcosa, a fronte di una vita bella insieme. Come quando partiamo per andare in vacanza. Non possiamo portare tutti i tuoi giochi, allora tu rinunci a qualcosa, come mamma e papà, per entrare tutti insieme nella casa al mare che ci accoglierà. Bene.

Posso avere un ovetto Kinder?

Non ora.

Insomma. Quando gli uomini decidono di vivere insieme formano una grande famiglia che, poi diventa una città, poi un paese, poi uno stato, poi più stati, fino a formare il mondo e devono avere delle regole da rispettare. Ti immagini se tutti volessero fare quello che gli pare o prendere le cose degli altri?

Ma non si fa!

No, non si dovrebbe.

Comunque. I giorni tristi sono quando le persone vogliono prendere le cose degli altri. E le prendono con la forza. Le prendono facendo male e spesso ci rimette chi non c’entra. Non solo quelle materiali, soprattutto quelle che non si toccano. Tipo la speranza, i sogni, la possibilità del cambiamento. A te non piace quando gli altri ti tolgono le cose con la forza? Ecco, neanche ai grandi. Hai presente quando a scuola ti arrabbi perché c’è quel bambino che è più grosso e fa il gradasso forte della sua statura?

Chi, Adam?

Si, Adam.

Beh, di Adam ne è pieno il mondo. Ci sono tanti tanti Adam, Pietro, Giovanni, Pincopallo  che, per tanti motivi, proveranno sempre con la forza, ad imporre le proprie ragioni.

E allora io gli do un pugno.

No. Tu gli dai un pugno solo per difenderti. Tu hai la testa e devi ragionare. Tu sei più il più forte perché hai una bella testa, con tanti ricci biondi e tanti pensieri. Usali. Sempre.

Anche quando avrai paura, anche quando gli altri tenteranno di farti un torto.

Dopo il pugno glielo posso dare?