martedì 23 giugno 2015

Le cose silenziose


Le cose silenziose sono le peggiori, perché sono lì e rosicchiano abitudini come i tarli delle vecchie credenze. Le cose silenziose, che siano taciti bisogni, mute necessità o urgenze tacite, lavorano di nascosto. Come i cinesi ammassati in grandi stanzoni. Silenti e in condizioni disumane. Poi, quando le cose silenziose trovano la loro voce, esplodono con la violenza delle cose silenziose. E crepano equilibri faticati e annosi. Sollevano dubbi e non danno risposte. Le cose silenziose sono come le salite che non ti aspetti: qualcuno dice trampolini, altri pendenze non percorribili. Spesso mettono davanti ad un bivio, intraprendere o no un viaggio. E allora riporto un brano di “Avrò cura di te” perché in fondo, poi, ogni viaggiatore, alla fine ha voglia di tornare a casa sua.

“Ho sempre avuto una fascinazione segreta per quei fachiri in movimento che sono i maratoneti. La loro corsa è un viaggio in cui si incontrano culmini di onnipotenza e strapiombi di disperazione. Chiunque affronti il percorso troverà in agguato un chilometro di piombo, durante il quale i pensieri si appesantiscono assieme alle gambe e la mente si rifiuta di sopportare il dolore: vorrebbe soltanto arenarsi al bordo della strada. In quel momento il maratoneta decide se ritirarsi o resistere. La crisi lo sovrasta e nessuno in coscienza può dirgli quando finirà. Ma l'atleta fa una scommessa con il proprio destino e rinvia la resa di un metro, di un altro, e poi di un altro ancora: finché le gambe ricominciano a respirare un'aria più leggera. Tagliato il traguardo, scoprirà che il chilometro di piombo lo ha trasformato. Avendo oltrepassato la morte, è diventato immortale. E' di questo che andiamo in cerca nei viaggi. Di una prova che consenta di comprendere chi siamo e di dare valore a quello che abbiamo”.