Gli ho stampato gli inviti con i dinosauri. Perché i
dinosauri sono, adesso, la sua passione.
Ho preparato rustici, pizzette e panini, allestito la
stanza a tema, contattato una animatrice.
Ho disdetto la prima festa, causa virus intestinale e fatto
nuovamente, inviti, rustici e pizzette. Di nuovo animatrice e allestimento.
L’ho visto arrivare con lo zio, con gli occhi inzuppati di
stupore, intrisi come le macine in un cappuccino caldo, su quelle gambette
secche, così certe e fiduciose.
Quando si emoziona, gli si inumidiscono gli occhi. Gli
diventano ancora più grandi, quasi gli servisse più spazio per contenere la
meraviglia.
Perché l’incredulità letta sulle facce dei bambini ripaga
di tutto. Delle fatiche, delle notti insonni, degli occhi cerchiati. Quando,
invece, si arrabbia, mi dice che non crede alle fate. Poi, si ricorda della
storia di Trilly e di Peter Pan e impaurito dal fatto che se un bambino dice di
non credere alle fate, una fatina da qualche parte muore, torna sui suoi passi
e giura di crederci con tutto se stesso.
A tutti indica che ha quattro anni, aggiungendo che è
grande, ora, grande come la sua mamma che, è spesso anche un po’ sua figlia,
sorella e fratella e sposa. Che va bene essere multitasking, ma così forse è
davvero troppo.
Gli abbiamo fatto una grande torta, verde, con un vulcano e
vari dinosauri sparsi sopra, compreso un t-rex somigliante ad una lucertola
grassa per dissuadere i piccoletti dal ficcarci dentro dita ed quant’altro.
E’ stato strano sentirlo meno “mio” in mezzo agli amici,
suoi. Diverso, vederlo divertirsi senza di me.
Lo vedo spesso, in altre situazioni, cercarmi con lo
sguardo in cerca di approvazione e sostegno, pur nel tentativo, non sempre
arduo, di fare le cose da solo. Sono attimi, momenti in cui i nostri sguardi si
incontrano, in cui non servono né parole né silenzi, perché il tempo non ha
valore.
E nuovamente e perennemente si ripete quel momento preciso
di quattro anni fa.
Quell’esatto istante in cui per la prima volta ci siamo riconosciuti
e quello sguardo di mille e mille anni, mi ha detto tutto.
Ed io tutto, gli ho dato.