Il 19 Febbraio la legge 40
ha compiuto 10 anni.
Nel Febbraio del 2004 il
parlamento italiano votò una delle leggi più restrittive d’Europa, legge che,
ci poneva e ci pone tuttora, tra i paesi più arretrati in termini di cultura,
modernità e umanità e di sviluppo civile.
Non solo il parlamento
votò una legge iniqua, ma legiferò una materia senza prendere in esame né il
parere della comunità scientifica, né quello degli specialisti che si
occupavano di fecondazione in provetta, né quello delle persone coinvolte.
Quella legge, modificata
per ben 28 volte da parte della magistratura, dei vari tribunali, dalla Corte
Costituzionale e da quella europea dei diritti dell’uomo, che è sopravvissuta a
un referendum, che è stata smontata, cambiata, usata e strumentalizzata,
continua a essere il baluardo di legislatori cechi, la fortezza dei succubi di
certe gerarchie ecclesiastiche, la rocca forte dei discutibili “credenti”.
All’epoca, nonostante
milioni di persone difendessero la legge, l’opinione pubblica non fu in grado
di contrastarla. Per ignoranza, stoltezza, menefreghismo e cattiva
informazione.
Nel 2005 un referendum
abrogativo, nato sotto la spinta dei Radicali nel 2004, non raggiunse il quorum
necessario (andò a votare solo il 25 per cento degli italiani), anche per via
della forte battaglia ingaggiata dalla società cattolica.
Nel frattempo, ma
soprattutto tra il 2004 e il 2009, sono state moltissime le coppie che hanno
scelto di rivolgersi a centri di fecondazione assistita esteri per avere quei
trattamenti che in patria gli erano negati. Secondo un’indagine
dell’Osservatorio sul Turismo Procreativo, nel 2012 erano ancora 4mila le
coppie che sono andate all’estero per trattamenti di fecondazione assistita,
metà delle quali per l’eterologa. E’proprio in questi anni che fiorisce il
termine orrendo, quello del cosiddetto «turismo procreazionale» verso i paesi
europei dove le leggi consentivano e consentono più possibilità alle coppie con
problemi di fertilità (condizione che coinvolge ogni anno 50-70mila coppie) e
dove inevitabilmente le tecniche di fecondazione assistita e le stesse
apparecchiature dei laboratori biologici sono più all’avanguardia rispetto
all’Italia: circa il 50% delle coppie che decidono di avere un figlio con la
procreazione assistita, parte. Le mete più visitate sono Svizzera, Spagna, Grecia,
Belgio e Repubblica Ceka.
È dimostrato che queste mete estere vengono
scelte anche per prestazioni e trattamenti ormai garantiti anche dalla legge
italiana (conservazione degli ovociti, fecondazione omologa, stimolazione
ovarica): se la legge spagnola dal 1988 regola la donazione di ovociti e di
sperma, è ovvio che la ricerca abbia potuto lavorare con maggiore profitto su
questo tema e forse su tutta la materia.
Sono passati dieci anni. Nonostante il referendum fallito, quella legge così cattiva, nata per vietare anziché regolare, che impediva perfino la diagnosi pre-impianto, è stata smontata e de-costruita da ripetuti interventi dei giudici, stimolati dai cittadini, dalle associazioni, dai medici ma mai da una corretta politica.
“Nelle aule giudiziarie il primo a pronunciarsi fu il tribunale di Catania già nel maggio 2004, negando il diritto alla diagnosi preimpianto a una coppia portatrice di betatalassemia, ma la prima vera opera ‘demolitiva’ si è avuta con la sentenza del 2009 della Consulta, che ha rimosso l’obbligo di contemporaneo impianto di tutti gli embrioni prodotti. A oggi dalla legge è stato cancellato anche il divieto di produzione di più di tre embrioni, ed è stata confermata la deroga alla crioconservazione degli embrioni per la tutela della salute della donna e del concepito”.
Sono passati dieci anni. Nonostante il referendum fallito, quella legge così cattiva, nata per vietare anziché regolare, che impediva perfino la diagnosi pre-impianto, è stata smontata e de-costruita da ripetuti interventi dei giudici, stimolati dai cittadini, dalle associazioni, dai medici ma mai da una corretta politica.
“Nelle aule giudiziarie il primo a pronunciarsi fu il tribunale di Catania già nel maggio 2004, negando il diritto alla diagnosi preimpianto a una coppia portatrice di betatalassemia, ma la prima vera opera ‘demolitiva’ si è avuta con la sentenza del 2009 della Consulta, che ha rimosso l’obbligo di contemporaneo impianto di tutti gli embrioni prodotti. A oggi dalla legge è stato cancellato anche il divieto di produzione di più di tre embrioni, ed è stata confermata la deroga alla crioconservazione degli embrioni per la tutela della salute della donna e del concepito”.
Restano due zoccoli
duri da scardinare: il divieto di fecondazione e la possibilità di usare gli
embrioni non idonei per la ricerca scientifica. Su questi due questioni si
dovrà pronunciare la Corte costituzionale, il prossimo 8 aprile.
Unico lato positivo
di questa legge è l’istituzione del Registro Nazionale di Pma che permette di
raccogliere informazioni e dati sull’andamento delle fecondazioni assistite.
Alla luce di questi
dieci anni mi chiedo quanta sofferenza si poteva evitare, quanta speranza tolta
a tutti coloro che hanno creduto nella legge stessa, quante sono le coppie che
hanno dovuto rinunciare alla possibilità di avere un figlio per colpa di questa
brutta, bruttissima norma.
Non lo sapremo mai.