giovedì 22 novembre 2012

Dog's day


Facciamo che oggi è la giornata da dedicare ai nostri compagni.

Facciamo che oggi è il dog’s day.


Perché devo chiedere scusa al mio cucciolo. Perché sono più stanca, ho meno pazienza e meno tempo, perché ha un fratello impegnativo.

Perdonami creatura meravigliosa se ti rimprovero ingiustamente.
 
Ti voglio bene come prima è solo che mamma è più stanca.

E allora ti e vì racconto una storia. Perchè è solo così che riesco a parlare. 

Il bambino, l’amico e il mare in burrasca

 

Dicevano che fossero più simili di due gocce d’acqua.

Eppure, i due non erano legati da alcun rapporto di parentela.

Ciò che li univa era, invece, un profondo, sincero, autentico legame.

C’era in entrambi, in modo diverso, la firma di Dio.

Il primo aveva l’animo puro di un bambino innocente, il secondo possedeva candore e coraggio.

Come spesso accade quando si è molto vicino a qualcuno, così vicino da assumerne sembianze e gesti, l’uno aveva preso, con il tempo, l’andatura dell’altro. Sembrava trotterellassero, tanto erano goffi e mal proporzionati. Gli occhi obliqui del primo richiamavano quelli delle popolazioni asiatiche orientali ed il suo corpo, piuttosto tozzo, faceva pensare, a ragione, che soffrisse di una determinata sindrome. Quando lui inclinava la testa, in modo del tutto originale, assecondando la naturale inclinazione a percepire il mondo in modo insolito, l’altro rispondeva, come chi risponde ad una giornata serena, all’anticipazione dell’estate, cristallino come acqua limpida.

La buffa fisionomia del secondo, era, invece, il frutto della mescolanza dei geni dei suoi avi.

Nonostante tutto, c’era una sosta tra loro e gli altri, un differimento tra i loro e gli animi altrui, qualcosa che li rendeva unici e particolari e al tempo stesso diversi e forse, per questo, più soli.

Non parlavano la stessa lingua ma si comprendevano alla perfezione.

Che piovesse, nevicasse o che il sole picchiasse forte sui tetti del paese, li si vedeva fianco a fianco, fedeli e mai stanchi, curiosi e felici, giorno dopo giorno, a rallegrarsi reciprocamente.

Entrambi amavano profondamente il mare, distante, immenso ed azzurro.

Lo amavano perché spesso li abbracciava con dolcezza, cullandoli tra la liquidità e la leggerezza del blu. Quello era il luogo dove sparivano le differenze, anche quelle tra razze.

A volte, finiti dalla stanchezza e bagnati come pulcini, vi si sedevano di fronte.

Il primo guardava l’immensa distesa, scorgendovi il soffio del bene; il secondo mescolava il suo sguardo agli occhi dell’amico, pronto a dare la vita per lui.

Allora, l’inadeguatezza di entrambi alla vita, scompariva, svanivano la diffidenza e la crudeltà.

Allora, il mondo tornava ad essere in debito nei loro confronti, irrimediabilmente, come solo un mondo cieco,  può essere nei confronti delle creature speciali.

In quei momenti non c’era il bisogno di parole. Restavano così accanto per ore, semplicemente sentendosi.

Fu proprio in uno di quei giorni, uno di quelli in cui qualcosa accade, perche deve accadere, che i due scomparvero.

Il mare si gonfiò di rabbia inondando il pontile e la spiaggia.

Il fragore risuonò forte come il grido di una madre, come il grido della terra quando viene spaccata.

Tutto accadde nel giro di pochi istanti:un’onda grande, grande come la notte del mondo, dapprima inghiottì il primo, per poi mangiarsi anche il secondo. Non ci fu neanche un attimo di esitazione, quello si lanciò dietro senza paura, pronto a difenderlo fino alla morte.

Fu un miscuglio di mani, zampe; fu un unico cuore.

Qualcuno dice che continua a vederli una volta in un posto, una volta nell’altro, silenti e vicini, uniti  nei reciproci pensieri. Qualcun’altro racconta che, in certe giornate di primavera, quando il cielo è così limpido che un solo respiro sembra offuscarlo, qualcuno sente risuonare nelle orecchie la risata argentina di un bambino down che gioca con il suo amico.

L’amico lo lecca, il bambino ride, inclinando la testa in quel suo modo così originale.

Più di uno, ascoltando la strana storia del bambino, del suo cane e del mare in burrasca, spera che, al momento del suo ultimo viaggio, il proprio compagno lo accompagni ovunque, entrandogli nell’anima e restando lì per proteggerlo e non lasciarlo, mentre anche lui farà altrettanto.

E se anche uno solo degli uomini che non ha mai sentito questa storia, imbattendosi in un cane, sentirà in lui il respiro di Dio, allora il mondo sarà migliore, perché avrà riconosciuto il bene più grande dell’umanità, l’amore disinteressato.

 

 

 

7 commenti:

  1. Resto senza fiato e guardo Elisa assieme ad Attila, gatto molto speciale...

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  2. penso ai miei pelosi
    tutti tutti
    anche quelli che ormai se la spassano nel paradiso delle salamelle
    e sorrido
    perchè sono tutti con me, sempre

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  3. grazie di questa bellissima storia...

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  4. Bellissimo e struggente. E ora sono ancora più felice di aver dato un amico peloso a mio figlio ... e a me.

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  5. Bellissimo racconto! Purtroppo noi abitiamo in appaetamento e sarebbe difficile avere un animale ma dai miei suoceri dove c' un giardino enorme vive il beagle di mio marito, si chiama taz ed e' il re di quella casa! ;-)

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  6. A quando il cat's day? Il mio gatto lo reclama per par condicio ^^

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  7. Una bellissima idea questa! Sono arrivata tardi, ma sono arrivata anch'io.

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