Ho incontrato un uomo che mi ha
guardato e ha capito.
Non è servito spiegare, non è
stato necessario, ha compreso.
Il suo dolore si è diluito nel
mio.
Come due zattere in mezzo a un mare in tempesta, ognuno in
cerca della propria salvezza, ci siamo augurati buon viaggio.
Pezzi infranti, cose perdute e
sogni negati affogati nella stessa acqua.
Ho incontrato un uomo che mi ha
regalato parole senza parlare.
Non ha parlato delle sue perdite
e nel silenzio queste hanno gridato.
Ha provato e ha sbagliato
disperdendo errori sciolti nel caldo di un sole che non dà tregua.
Ho provato e ho sbagliato, ho
perso e ho ricominciato, nel freddo di un sole alto che non riscalda.
Ho incontrato un uomo in un
giorno qualunque e per un istante ha fatto la differenza, ci siamo
riconosciuti, diversamente.
Abbiamo reso più lievi affanni
costanti, attenuati da una silenziosa reciproca confessione.
Domani ne ricorderemo solo i
frammenti.
Piegato il capo in un inchino
reverenziale alla vita, volta nel basso di un omaggio, un uomo mi ha salutato
in mezzo al mare.
Nessuna direzione per entrambi,
un punto comune verso cui dirigersi, quiete per l’animo.
Ho incontrato un uomo il cui
sguardo pesa grammi infiniti di principi e fini, sottile come la linea che
separa il cielo dal mare, separato da chi forse vuole raggiungere.
Oggi ho incontrato un uomo.
L’ho sposato quell’ uomo, l’ho sposato
cinque anni fa.
L’ho sposato perché il suo modo di amarmi
era disarmante. Non lasciava spazio a dubbi
o esitazioni; io ero per lui la donna perfetta, nonostante i miei mille
difetti. Ero bella, nonostante la mia schiena storta, intelligente, nonostante
le mie sconfitte, brillante, coraggiosa. Ero la regina del suo cuore.
Mi supportava, credeva in me, gli facevano
ridere le mie bizzarrie. Era bellissimo tornare alla vita, mentre lui mi ci
riportavi per mano. Non potevo non innamorarmi, perché avevo finalmente incontrato
il mio uomo. Quello il cui sguardo pesava
grammi infiniti di principi e fini, la mia direzione, il punto verso cui
dirigermi, quiete per l’anima.
Lui avevi la regalità morale di mio padre, la
gentilezza degli uomini di altri tempi e allo stesso tempo possedeva la tenacia
salda delle rocce e una tenerezza infinita dentro agli occhi blu cielo. E
guardandoci dentro, quel cielo mi sembrava sempre più vicino, come se “ dopo
l’orizzonte ci fosse ancora cielo”.
Abbiamo sognato di costruirci un amore, una
famiglia, un sogno comune e abbiamo fatto spazio nei rispettivi cassetti,
pronti ad accogliere le foto dei viaggi
che avremmo intrapreso,che abbiamo intrapreso, ritraendoci abbracciati lungo la
via del nostro ritorno alla vita, ad una vita in comune.
Poi è arrivata questa creatura così speciale
e con lei tutte le prove che abbiamo dovuto affrontare per trovarla, i buchi
sulla pancia, i fori nell’autostima, le crepe nell’anima e nel corpo difettoso.
A volte la regina si trasforma. Diventa irresponsabile,
distratta, diventa quello che è sempre stata ma che un uomo troppo innamorato
non ha visto.
E allora il buio ci assale, a me assale la
paura di non avere grandi ali e a te che io non ti porti oltre i miei voli.
E allora la stanchezza ci stacca, la distrazione ci separa,
il tempo ci allontana un po’ ogni giorno, un pezzetto alla volta, piano, piano.
Ci vuole pazienza, fatica e dedizione per
costruire un amore e le stesse servono per decostruirlo, smontarlo pezzo dopo
pezzo.
Ci vuole pazienza, fatica e dedizione per
curare un amore ferito.
Tu sei in me come io sono in te ed entrambi
oggi siamo nella parte migliore di noi.
Basta solo cercarsi tra la polvere della
distanza.