lunedì 28 maggio 2012

C'è che...

C’è che oggi piove di nuovo, c’è che fuori è tutto grigio, c’è che la luce lattiginosa del lunedì non riesce a illuminare questa giornata spenta. C’è che dopo aver passato quattro giorni con mio figlio, lasciarlo dalla nonna mentre mi butta le braccia al collo, teatralmente, per trattenermi, mina le mie certezze di mamma, rendendomi pateticamente chioccia.

C’è che nonostante il numero delle persone che hanno visitato questo blog, non trovo neanche uno straccio di commento lasciato ed è come se tu chiamassi degli amici al telefono e la segreteria telefonica rispondesse al loro posto e una volta rientrati, non ti richiamassero.

C’è che non ho messo i calzini e ho freddo ai piedi, che bisogna accendere la luce elettrica nonostante sia fine Maggio, che avrei voglia di qualcosa ma non so di che cosa.

Solo ieri me ne stavo spiaccicata come una lucertola sotto uno dei pochi raggi di sole di questa stagione bislacca, appollaiata, pensando che dovevo dimagrire almeno, e dico almeno, cinque chili prima di potermi infilare qualcosa che somigli vagamente ad un  costume, immaginando un futuro emozionante da blogger e uno sfavillante da scrittrice, non necessariamente in quest’ordine.

Oggi i chili da perdere sono diventati cinque dal lato desto e cinque da quello sinistro e considerando la mia attuale forma fisica, forse risulterebbe più gradevole indossare un burqa al posto del  bikini. Ce ne sono di  bellissimi.

Relativamente al mio futuro da rinomata blogger e scrittrice di successo, c’è che sono solo sogni.

C’è che se  io avessi scoperto in rete il blog di una tizia che raccontava il suo pezzo di strada lungo il cammino della fecondazione assistita quando, viaggiavo verso Daniele, l’avrei cercata, le avrei fatto mille domande, l’avrei assalita chiedendole:” siediti, raccontami, dimmi. I sentimenti di cui parli sono gli stessi che provo io, dentro la tua storia c’è anche la mia, diventa mia sorella per un po’, almeno fino a quando non uscirò da questo incubo, con o senza il bambino che sogno.
Parlami di com’è diventare mamma dopo i buchi sulla pancia, dopo l’acido folico, i rapporti mirati, il sesso a fasce orarie. Dimmi dei pro e dei contro, degli insuccessi, della vita, degli eventi, delle persone che ruotano intorno a questo percorso. Dammi un po’ di forza e spara due cazzate, così tanto per alleggerire il peso che porto. Racconta del tuo viaggio, verso e dentro la vita. Narrami  il mestiere di una cicogna tecnologica e quello di due aspiranti genitori. Parlami di fecondazione medicalmente assistita, ma raccontamela con la leggerezza tipica dell’ironia che serve a mandar giù diversi  rospi (anche quelli che difficilmente si trasformeranno in azzurri principi)  tra cui quello dell’infertilità.
E’ così che la mia storia, la tua e quella di ogni donna più vicina agli anta che agli enta, in viaggio verso il proprio bambino o verso l’idea che ha della vita, con  o senza di lui, diventa più sopportabile.

Lanciami dunque quest’ancora e parliamo. Almeno per un po’”.


Io avrei fatto così. Ma c’è, evidentemente, che io non sono gli altri.  


3 commenti:

  1. Alcuni di noi hanno bisogno di lezioni di blog etiquette! I commenti sono ok? e ovviamente non ho un profilo.

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  2. C'è che quella persona é arrivata. Venerdì farà 32 anni e a breve inizierà il suo percorso di pma.
    C'è anche da dire che questa persona oggi ha pianto fino allo sfinimento, che oramai gli occhi sono gonfi e stanchi.
    Ma sono arrivata qui. E forse non è un caso.
    E domani andrò a cercare il tuo libro è da stasera, finché non mi metterò in pari leggerò a ritroso tutto il blog. Da maggio 2012 ad oggi.
    Nel frattempo ti ringrazio già. Perché il mio cuore, adesso, è già un po' più leggero.
    Un abbraccio, Vale (Valentina)

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